Prima di tutto, spiegherò che la penna non si ferma a disegnare una qualche parte separatamente dalle altre, ma percorre tutto il foglio andando e tornando sulle varie linee, che si completano man mano, e rifiniscono l'immagine nei minimi particolari. Anche le mie sensazioni, dapprima appena accennate, via via si precisano e si confermano. Oppure, come capita spesso, vengono smentite. Allora mi rendo conto che Emilio si diverte molto per la mia sopresa, e mi trovo coinvolta nel suo sorriso irresistibile.

Bisogna pure che ricordi la dolce emozione di questi momenti che trascorro con mio figlio, mentre stiamo "lavorando" insieme. In ogni linea tracciata sul foglio bianco, riconosco il suo desiderio di darmi la prova affettuosa che la nostra vita insieme non è illusione, né potrebbe essere il prodotto inquietante della psiche, che tenta di appagare il desiderio spasmodico della sua presenza.

Io non ho mai saputo disegnare, né bene né male. Non ho mai saputo disegnare del tutto. E tutt'ora non riesco a tracciare una linea che segua il verso che vorrei, senza oscillazioni, tremolii, sversature di ogni genere. Qui, invece, pur senza sapere dove si dirigerà la penna, ogni tratto risulta precisamente retto, curvo, più o meno marcato, e ottiene esattamente l'effetto voluto. O almeno quasi sempre, perché -e quando capita me ne rendo conto- alcune volte l'emozione è più forte dell'impegno a rendermi strumento assolutamente "neutro".

Quindi proverò a esprimere cosa vedo in questo disegno, ma raccomandando di guardarlo attentamente nel suo insieme e nei particolari. Non è detto che la mia interpretazione sia l'unica possibile, o comunque la più valida.

Vediamo un'apertura, un varco. Al suo interno, un'intreccio di linee (foglie, forse fiammelle) penetra verso l'alto.
Dietro la porta aperta, una figura scura, inquietante emana una voluta di fumo nero.

Al di sopra del varco affiora una grande figura evanescente. In sé comprende (in basso) l'immagine di una madre con il bambino, che si staglia sullo sfondo di raggi di luce. Sul suo capo, una culla sormontata dalla croce.Più su, vediamo la balaustra di una scalinata che sale aprendosi verso l'alto (zona chiara), ma i gradini iniziali sono stretti nell'ombra.

A sinistra spicca un personaggio femminile che sboccia come un fiore, ma viene minacciato dall'oscurità, che quasi del tutto lo priva della sua eleganza. E finisce rannicchiato, quasi imprigionato nel buio, ai piedi della scala.

Oltre la scalinata, un grande triangolo (simile a un cuore) è attraversato da numerose zone che lasciano spazio a percorsi diversi, tutti abbastanza chiari e sempre tesi verso l'alto.

Nella punta inferiore del triangolo si infiltra il fumo che proviene dalla figura nera e si condenza tracciando altre vie, che a loro volta risalgono il triangolo, ma si scuriscono sempre di più, fino a diventare completamente buie.

Al centro del disegno

In alto c'è una grande D bella grande, che contiene una figura simile a un pastore con il suo caratteristico bastone.

Le due lettere successive alla D sono molto marcate, come la fumosa scia scura da cui provengono.
Per cui non leggiamo DIO: ma IO.

Eh... no!

Parte superiore del disegno.

Al di là del ponte che conduce alla figura alata, un turbine attraversa un altro varco che appena si intravede. (a differenza di quello che abbiamo visto da principio).
In questo turbine confluiscono alcuni personaggi, che faticosamente risalgono la via del "fumo nero".

Noto che hanno abbandonato la via verso l'io prepotente che si contrappone all'evidenza di Dio.

Nel ventre della terra, la vita della materia con i suoi chiaroscuri.

Tutto questo è ancora sormontato da una scalinata, simile a quella che abbiamo già visto.

Ogni cosa ci appare abbracciata e protetta
da una grande presenza paterna,
che domina su tutto, benché trasparente e quasi invisibile.