Lettere di un angelo di nome Emilio - 2006

golden retriever

"L'amore fedele è alla portata di tutte le creature viventi,
chi lo sa esprimere con schiettezza e con semplicità
ha bisogno di poco per vivere felice"



EMILIO CRISPO

Diario di un angelo cagnolino 2006

gennaio - febbraio - marzo - aprile - maggio - giugno -
luglio - agosto - settembre - ottobre - novembre - dicembre


GENNAIO cuoricino 2006

divisorio

I FRUTTI DELL'ALBERO DELLA CARITA'

8 gennaio data letterina 2006

Miei cari mamma e papà, questa volta in veste un po’ meno confidenziale, ma sempre figlio della nostra famiglia consacrata all’Amore di Dio e ispirata dall’Amore di Dio, eccomi a rassicurarvi della nostra vita insieme. Io per vita e gioia di vitache si abbevera alla Fonte della vita e della sapienza, voi per forza di fede e incrollabile, perseverante speranza, viviamo uniti nel vincolo indissolubile della sacralità dell’amore, che fa di noi una sola sostanza spirituale e rappresenta lo scudo infrangibile che nessuna volontà satanica sarà mai capace di abbattere.

La fede, la speranza e l’amore che dedicate e testimoniate al nostro Padre benigno, e che io stesso sempre Gli testimonio come figlio vostro e Suo, sono terra e fertilizzante benedetto del praticello dove cresce l’albero della carità, che è germogliato per opera della Parola di Dio e diventa sempre più vigoroso e fecondo di frutti. E la Parola di Dio piove dal cielo per attuare la missione che Le è stata affidata, e vi risale e piove ancora giù a ciclo continuo.

Lasciatevi investire dalla pioggia dell’amore che vi piove addosso dall’alto e rinunciate a qualsiasi riparo. Se qualcuno vi offre un passaggio sotto l'ombrello del pregiudizio e della presunzione, rifiutate cortesemente con fermezza. A capo scoperto e senza paura seguite il percorso della Luce, che nasce sempre nell’oriente della vita sulla grotta del bambino divino, squarciando le tenebre e scaldando i cuori di speranza, mai sufficientemente alimentata e rincuorata. Rendete i vostri cuori grotta ospitale per accogliere Gesù, fateli illuminare perpetuamente dalla Sua Luce e dalla Luce del Padre, diventate voi stessi manifestazione dell’Amore di Dio, come prèdica la Sua Parola nei cuori dei Suoi figli, per tornare a Lui dopo esserne stati interpreti e altoparlanti.
Siate interpreti nell'umiltà di chi non vuol capire o spiegare nulla, aldilà dell’unico e santo messaggio d’amore, di conforto e di fiducia che si riversa sulla terra affinché nasca nuovo amore. Fate da altoparlanti, non per alzarNe i toni, dal momento che il Padre Eterno non ha bisogno di urlare per farSi sentire, ma per urlare voi stessi la gioia che si prova ad essere Suoi figli e nel sentirsi pervasi del Suo Amore.

Non è forse più poetico e più opportuno, più piacevole e, perché no, più remunerativo riempirsi le orecchie e il cuore dalla Parola, farsi rischiarare gli occhi e il cuore dalla Luce, già nella breve ma consistente parentesi di vita terrena, invece di attendere inerti che la Misericordia sollecitata si palesi dirompente, in tutta la forza della Parola e della Luce divina, negli spiriti che hanno responsabilmente rinunciato ad essere sordi e ciechi per sempre?

Io dico di sì, e vi potete fidare di me ciecamente. Il vostro Emilio Epifanio. Ciao


 

IL MIGLIORE AMICO

L'amicizia è un dono che risale al tempo della creazione

22 gennaio data letterina 2006

Caro papi, ti ricordi l'emozione che provasti quando ti dissi che tu eri il mio migliore amico? Allora anch'io ero emozionatissimo, ma lo fui ancora di più quando il Signore mi chiese se volevo diventare Suo amico, perché Egli mi aveva già concesso la Sua amicizia e voleva condividerla con me: "Tu, caro Emilio, ami tanto la vita e della vita più di tutto ami l'amicizia, da dare e condividere. Vuoi essere amico mio, dichiarandomi, come hai già fatto con il tuo papi, che io sono come lui il tuo migliore amico?".
Ed io, che della vita amavo soprattutto l'amicizia e la fedeltà per gli amici, non feci alcuna resistenza alla Sua richiesta e, dal momento che il Signore mi aveva già spontaneamente dedicato la Sua amicizia, Gli aprii tutto il mio cuore. Ed Egli vi si insediò con tutto il Suo Amore, allegro ma discreto, e non disturbò minimamente tutto l'amore mio per te e per la mia mamma, e quello per gli amici e per le persone a me più care. Capii allora perché Dio si fosse fatto uomo in Gesù. Solo nelle umane sembianze del Figlio il Signore avrebbe convinto gli uomini che l'amicizia, incompresa, ma dichiarata ed offerta loro, era un dono che risaliva al tempo remoto della creazione e persisteva immutato. Il peccato di presunzione non l'aveva cancellata, ma l'aveva resa non condivisibile e godibile.

Cari miei dolci genitori, cari amici miei di sempre e persempre, ora che il mio cuore è pieno di gioia eterna, perché strabocca dell'amicizia di Gesù, vi posso assicurare che la vostra e la Sua sono identiche, indistinguibili, fatte della stessa sostanza e generate dallo stesso Amore.
Gesù ti è amico come ogni amico vero, sempre pronto a dare e mai schivo nel condividere gioie e dolori o allegria e mestizia, sempre desideroso di ricevere, mai risentito nelle delusioni. E per questo sempre aperto e sincero, mai meschino o pavido ma estroverso, conviviale, spigliato, compagnone, cagnarone, scherzacchione, sornione, proprio come uno di noi; e per noi pronto al sacrificio, per farci riappropriare del significato di una vita spesa bene nella riscoperta dell'amicizia antica di Dio, mai negata all'umanità; Sacrificio di sangue e acqua sgorganti da mortali ferite umane, in una carne che ha conosciuto e vissuto esperienze terrene, ha patito e respinto tentazioni e debolezze, ha sofferto tradimenti e mortificazioni.
Tutto questo per professarSi amico dell'umanità e indicarle nella Resurrezione il superamento della paura ancestrale della morte
come separazione totale da tutte le vicende terrene, non escluse le più appaganti, come quelle conquistate e godute in nome dell'amicizia.

La vita sulla terra ci parla di Dio nostro Amico, la vita dopo la morte ce ne dà la prova concreta.
Gesù, seduto metaforicamente alla destra del Padre, ce lo testimonia con immutati sentimenti di amicizia allegra e partecipe. Colui che Si è sacrificato per ognuno di noi non può non mostrarsi compiaciuto dell'approdo celeste di chi si è dichiarato e fatto Suo amico sincero. In questo Gesù è il miglior amico che mi sia stato dato di incontrare. Sicché, quando mi ha chiesto di seguirlo non ho potuto dirGli di no, perché davvero è un amico irresistibile. Lo scoprirete voi stessi.

Vi voglio bene, miei cari, come figlio vostro inseparabile e come inseparabile amico di Gesù. Ciao. Emilio


FEBBRAIO cuoricino 2006

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INSIEME A SCUOLA

La memoria fa parte della mia nuova vita

26 febbraio data letterina 2006

Mio caro papi, quando mi muovo, o meglio me ne vado a zonzo nell’immensità di questa eternità così imprevedibile, ma rassicurante e al tempo stesso gratificante, mi tornano alla memoria quei brevi ma interminabili tragitti che percorrevamo insieme quando mi accompagnavi a scuola di buon mattino, in quell’inferno di traffico caotico, assordante, nevrotico e alienante nella incontenibile litania di improperi di tutti contro tutto.

Ora, che dalla mia postazione privilegiata osservo scene sempre più deliranti e devianti dal disegno primitivo del destino umano, mi rendo conto che il vero nemico della dignità dell’uomo non è la morte, ma è l’accoppiata micidiale tempo-spazio.
Quando ne sei fuori non esistono più tragitti brevi o interminabili, non c’è più il caos, la confusione, il rumore, non c’è più l’inferno che disumanizza e angoscia. E le litanie che si recitano sono dedicate solo alla gloria di Dio e alla Sua misericordiosa bontà, senza la quale l’uomo non si affrancherebbe mai dalla schiavitù degli elementi, entro i quali è stato confinato dalla sua presunzione perseverante.
Anche la memoria non fa parte del mio nuovo stile di vita.
I ricordi, infatti, sopravvivono nello spirito, che li ha tutti assimilati e non ha bisogno di evocarli perché essi stessi sono esperienze, che non hanno bisogno di essere riposte nel cassetto. Queste sono connaturate allo spirito non più legato ad alcun parametro, all’infuori di quello che riguarda la inimmaginabile grandezza e grandiosità degli attributi dello Spirito Santo, del Quale siamo particole e dal Quale possiamo trarre tutta l’energia, l’ispirazione, la vita e l’amore che riverberiamo in nome e per volontà di Dio Padre.

Nel mio spirito sono incancellabili gli attimi di eterna dolcezza che riuscivi a manifestarmi con l’amore, che nessuna schizofrenia collettiva era capace di alienare dal nostro già meraviglioso unisono. Sorrido, e per lo spirito è una capacità innata e quindi di facile esternazione, all’idea che i nostri ruoli si sono invertiti e che adesso sono io ad accompagnarti a scuola di buonora, cioè al sorgere di un nuovo giorno, perché tu possa imparare a farti forte della serenità e della gioia che vivono in me, senza angosciarti per gli inevitabili inconvenienti e senza dare troppa importanza al suono della campanella, ai ritardi nei tempi, alle distanze negli spazi. La scuola dove ti conduco per mano è sempre aperta e a qualsiasi ora sei giustificato, perché le assenze non sono gradite e il Preside fa di tutto affinché i Suoi allievi possano evitarle.

Lungo il percorso faremo un ripasso della lezione e di tutto quanto ti è stato insegnato e ti vado ripetendo. Proprio come tu facevi allora con me per non farmi trovare impreparato. Bisogna essere sempre pronti, caro papi, perché in qualsiasi momento può interrogarti il Maestro d’Amore, che non ama esprimere cattivi giudizi o dare voti bassi, essendo notoriamente di manica larga. Perciò, quando scorrendo con il dito il registro di classe il Suo indice si fermerà sul tuo nome o su quello di mamma, non Lo dobbiamo deludere: voi che gli state a cuore perché dimostrate attenzione e buona applicazione, ed io perché Egli vi ha affidati a me per intercessione di Maria Misericordiosa, che mi ispira tutti i consigli e i suggerimenti che vi scrivo. E così sia. Per la gloria del Signore Che si esalta nella salvezza dello spirito umano.

Ora ti lascio, caro papi. Tornerò a riprenderti alla fine delle lezioni, così che mi racconterai cosa hai imparato.

A più tardi. Ciao Emilio


MARZO cuoricino 2006

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ILLUMINAZIONE

Tieni aperti gli scuri della natura umana

16 marzo data letterina 2006

Caro papi, la Luce che illumina dal cielo questo foglio attraverso il lucernaio e lo rende abbagliante di bianco per lasciarvi scritte le tracce della propria volontà e dell’amore che la alimenta, nulla potrebbe raccontarti della bontà del Signore, se tu non avessi l’accortezza di non impedirglielo con una tapparella o un qualsiasi altro ostacolo. E se tu, invece, decidessi di farlo, non sopprimeresti di certo la fonte della Luce e la luce che essa emana, ma questo foglio perderebbe quel candore che si lascia segnare dalla linea dell’ispirazione. Allo stesso modo, se tu non lasci aperti gli scuri che la tua natura umana ha posto tra il tuo cuore e l’Amore luminoso di Dio, Egli non potrà mai inondarlo della Sua Luce e delle Sue tenerezze. Allora, non avvertendoNe i segni e la presenza, per te Dio non c’è, o è assente quando ci dovrebbe essere o, peggio ancora, non esiste.

E invece Lui c’è, è là dietro l’ostacolo che tu Gli opponi o che sbadatamente dimentichi di rimuovere, e che Egli non riesce a superare per quanti sforzi faccia, nonostante sia il Padreterno. Infatti è la volontà tua che decide se aprire le finestre del tuo cuore, o chiuderle ermeticamente alla Luce di Dio ed al vento della Sua bontà. Ed Egli la rispetta finché è il frutto di una scelta consapevole -dal momento che Egli stesso te ne ha fornito gli strumenti necessari- di garantire la Luce eterna o il buio senza fine. Spetta infatti a te, uomo, l’ultima parola, e il Signore si adegua alla volontà dichiarata.

Ben inteso, non ti sto parlando o scrivendo di un Dio rassegnato. E’ quello stesso Dio che, fattosi uomo in Cristo, ha preso su di Sé, non solo simbolicamente ma dolorosamente, tutto il peso dei peccati dell’umanità, per testimoniare sulla propria pelle, cioè nella propria natura di uomo, il destino di un futuro eterno, già scritto e promesso, e confermato proprio dall’esempio di Gesù.

Caro papi, la luce del giorno si affievolisce e rende sempre più grigio il foglio e più evanescente la scrittura. Eppure la tua vista si adegua agli eventi, si adatta alla penombra e la penna non fa fatica a rimanere nei confini del foglio, e ti parla dell’Amore di Dio e dei segni che è capace di lasciare in qualsiasi momento e in qualsiasi condizione. La Luce di Dio è ben altro che la luce del giorno terreno. Non conosce ritmi di tempo e limiti di spazio. Non si esaurisce mai e veglia giorno e notte sulla vita degli uomini, trovando sempre una fessura, uno spiraglio attraverso il quale filtrare. Sta all’uomo aguzzare la vista anche nel buio più profondo, per coglierNe il minimo raggio, la minima presenza. Ciò è possibile solo se non si smette di sperare che c’è, che non si è mai spenta. Proprio come fai tu, ora che la tua stanza è al buio e dal lucernaio entra la notte, ma il tuo cuore è inondato della Luce di Dio, come questo foglio di carta che è ormai divenuto fosforescente, perché mantiene ancora intatta la memoria del suo candore.

Ciao papi, ti aiuto con tutto il cuore a mantenere luminosa la fiamma della fede. Non è buio, c’è una luce che illumina la stanza del tuo cuore. Ciao. Emilio


 

IL DONO DELLE LACRIME

Rende più acuta e nitida la vista del cuore

19 marzo data letterina 2006

Cara mamma, care mamme, cari figli e genitori e sposi che inondate la terra di lacrime di disperazione e di rabbia, ricordate che dai vostri occhi possono anche sgorgare lacrime di tenerezza, di commozione e di gioia.

Dio non creò la lacrima per piangere, ma per rendere lo sguardo dell’uomo più luminoso, più bello e trasparente ai buoni sentimenti del cuore. E per riversarvi dentro Egli stesso lo sguardo luminoso e carezzevole del Suo Amore.
Sappiate pure che ogni lacrima umetta i vostri occhi e ne rende più acuta e nitida la vista, affinché sia in grado di leggere più correttamente la bellezza della natura che vi circonda e, al tempo stesso, di scorgervi la mano del Signore che l’ha creata e l’impronta indelebile della Sua ispirazione.
Senza quella lacrima, invece, gli occhi diventano spenti, irritabili e mal disposti a volgersi intorno, a fissare lo sguardo, a guardare e lasciarsi guardare, a cercare altri sguardi per leggervi altri sentimenti e manifestargli i propri.

Senza lacrime gli occhi si ammalano e bisogna rivolgersi ad un bravo oculista per rimettere le cose a posto. Pressoché la stessa cosa accade agli occhi che versano fiumi di lacrime di dolore. Le lacrime formano allora una spessa coltre che impedisce agli occhi di vedere nitidamente e di accorgersi della comprensione, della condivisione e dell’amore che l’origine del pianto, la sua causa, suscita intorno. E anche in queste condizioni si è praticamente ciechi.
Per non parlare di quelle lacrime che nascono dalla rabbia e dalla ribellione o, peggio, dal rancore, lacrime che feriscono e impediscono agli occhi iniettati di sangue di vedere la verità e riconoscere le proprie responsabilità.

Non lasciatevi trascinare via nei gorghi lacrimosi dei vostri tormenti, piuttosto usate parsimoniosamente le lacrime per rendere più luminoso, più vero e più disponibile lo sguardo, e testimoniate nella sua bellezza la bellezza del vostro cuore, la purezza delle sue tenerezze e, al tempo stesso, la divina natura dell’inquilino di riguardo che per vostro volere vi ha trovato albergo e con voi condivide le gioie e dolori della vostra umanità.
Non addolorate con il pianto l’Ospite che già si è fatto carico della croce dei peccati e soprattutto non addolorate la Sua Madre Misericordiosa, che già versa le proprie lacrime per nascondere al tenero sguardo del Figlio tutte le atrocità di cui l’uomo si rende colpevole.

Fedeli al diennea spirituale che vi anima, forti della promessa iscritta nella Parola di Dio, di condivisione con Lui di vita eterna, con la preghiera asciughiamo insieme le lacrime della nostra Madre Santissima, per restituirLe lo sguardo tenero, caldo e misericordioso della mamma di tutte le mamme e dei figli loro.
Confidate tutte e tutti nella profondità dei vostri sguardi non offuscati dal pianto. E, quando l’acutezza della vista si va affievolendo per la vecchiaia, non dimenticate di inforcare gli occhiali della fede, che rivitalizzano il vostro modo di guardare e di lasciarvi guardare, di essere voi stessi negli sguardi e nel cuore.

Vi voglio bene, miei cari, come figlio vostro inseparabile e come inseparabile amico di Gesù. Ciao. Emilio


APRILE cuoricino 2006

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UNITI PERSEMPRE NELL'AMORE

Fiamma d'amore creativo di ogni insostituibile mamma

9 aprile data letterina 2006

Cara mamma leprottina, la Mamma Misericordiosa del cielo e della terra della quale sei così sinceramente devota è commossa e al tempo steso compiaciuta della tua riconquistata salute spirituale, e per l’impegno che profondi nel portare a guarigione tante mamme che ancora si disperano per quello che ritengono l’abbandono definitivo dei propri figli.
La Madre del Figlio di Dio condivide con voi tutte il dolore del distacco, ma, proprio perché Madre del Figlio ritrovato in cielo, vi sollecita a lottare affinché la forza della disperazione non soverchi quella della fede, impedendovi così di vedere e ritrovare le vostre creature intorno a Lei, che se ne prende cura con lo stesso amore generoso che voi non sapete più far loro sentire e comunicare.

Il dolore al quale vi abbandonate, in nome di un amore ingiustamente reciso, vi impedisce di percepire il grande e santo Amore del quale sono ormai pervase le anime sante dei vostri cari, mentre voi stesse ne siete inondate per intercessione di Maria Misericordiosa, la Mamma di Colui che, proprio perché Amore solidale, grande e santo, di vero ed esemplare Figlio di Dio, si è sacrificato sulla croce nelle atroci sofferenze.

I vostri ragazzi hanno conosciuto il sacrificio della vita che santifica e rende partecipi del Trionfo di Gesù, della Sua resurrezione e della Sua Gloria. E voi dovete essere orgogliose di avere dato vita a questi figli meravigliosi che in cielo testimoniano tutta la purezza e l’intensità dell’amore che li ha generati e tutta la riconoscenza e la gratitudine per l’amore esemplare che hanno appreso da voi e che, fortificato e moltiplicato in santità, vi ricambiano dal cielo.

Cara mamma, care mamme, noi, figli vostri e ormai figli beati nel cielo dell’eternità e dell’immortalità, vi supplichiamo di abbandonare per sempre ogni pensiero tormentoso che nasce dal richiamo della carne, e vi imploriamo di cercare e di ritrovare nel profondo di voi stesse e dei vostri cuori l’ispirazione divina, quella fiamma d’amore creativo e caritatevole che vi ha fatto madri gioiose, ed insostituibili madri di figli orgogliosi e riconoscenti della fiamma d’amore che si portano dentro e che nessun dolore, nessuna umana disperazione potrà minimamente affievolire.

Noi figli, il Figlio di Dio e Sua Madre Maria Misericordiosa non permetteremo mai che ciò avvenga, neppure quando a voi sembrerà che ciò sia irreparabilmente accaduto. Potete esserne certe. Soffieremo forte sul fuoco della fede perché non vi abbandoni mai, e non vi faccia mai mancare la certezza che noi continuiamo ad essere sempre con voi e in voi, come quando vi ispiravamo tenerezza e certezza materna.

Siete le nostri madri per sempre, e ve ne accorgerete quando anche per voi si compirà la vita alla quale siete state chiamate, in attesa di una vita eterna da trascorrere con i vostri cari, così come il Creatore ha previsto prima di tutti i secoli. Voi mamme, che avete viva nel cuore la fiamma dell’amore e la certezza della vita eterna aiutate quelle mamme che ancora vacillano nel dolore e si spengono nella disperazione, affinché ritrovino nell’Amore universale del nostro Padre il segno dell’Amore individuale, che Egli riserva per ognuna di voi e che si riverbera in ognuno di noi, tenendoci uniti per sempre. E così sia. Ciao mamma leprottina. Sei la mia mamma preferita e per questo ti amo con tutto il mio spirito.

Emilio tuo persempreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee



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AUGURI PER LA SANTA PASQUA

2006



 

SFIDA AL TEMPO E AI PREGIUDIZI

La cosiddetta scrittura automatica

23 aprile data letterina 2006

Caro vecchio scriba fedele, la tua fedeltà è sorprendente e l’attaccamento al compito è rassicurante. Anche per merito loro, abbiamo abbondantemente superato le previsioni statistiche, che i più accreditati studiosi del fenomeno danno per scontate. Il fenomeno cui mi riferisco è quello della cosiddetta scrittura automatica, ed è arcinoto e diffuso. Non altrettanto noti ne sono gli studiosi, mentre sicuramente diffuso è il pregiudizio che anima e guida le loro ricerche. E se, in barba ai pregiudizi e ai convincimenti e agli ammonimenti e alle messe in guardia, tutto questo automatismo non sembra per nulla intenzionato ad esaurirsi, allora significa che gode di sostegno e raccomandazioni molto consistenti, di certo più concreti dei pronostici presuntuosi di chi si definisce e esperto e cultore della materia.

E noi li sconfessiamo tutti, esperti e pronostici, ormai con un bel decennio e una bella montagna di posta automatica piena di amore, tenerezza, complicità, sostegno, solidarietà, ma soprattutto ispirata dalla certezza reciproca dell’eternità della vita e alimentata dalla condivisione dell’Amore di Dio.

lettera E mentre loro si preoccupano dell’aspetto della busta, noi badiamo alla sostanza della lettera che vi è contenuta,e degli scritti che vi si delineano con armonia, fluidità e dolcezza, tanto ma tanto poco automatiche.

Perché tutta questa letteratura postale passa attraverso la mano di un vecchio scriba fedele? Perché la sua scrittura è precisa e compita come si conviene a chi esercita il nobile mestiere da tempo immemorabile, oppure perché conta di più l’incorruttibile fedeltà che gli viene richiesta nel trascrivere quanto gli viene dettato? Nella forma e nella sostanza? Diciamo prima di tutto nella sostanza, anche se la buona forma non guasta mai, specie quando si fa elegante per via del contenuto.

Ti devo confessare, mio caro vecchio e fedele collaboratore, miei insostituibili e preziosi penna e calamaio, che questa sfida al tempo e ai pregiudizi mi stimola non poco. Per questo motivo fino a quando il Signore Misericordioso lo vorrà e fino a quando mi sosterrà l’intercessione di Maria Santissima io continuerò a sconfessare pronostici, a ridicolizzare sapientoni, a smontare pregiudizi, urlando ad alta voce l’indissolubilità del legame che unisce quanti si fanno fiaccole d’amore alimentate dall’Amore di Dio per riverberarNe la luce che illumina la via che riconduce all’eternità.

E così sia. So che mi sarai di valido aiuto e che mi sarai fedele anche nel riportare alla mia cara mammabanana ed al mio caro papi tutti gli slanci d’amore e di tenerezze che nutro per loro. E per rassicurare gli amici di allora e quelli di sempre che non li dimenticherò mai e che non li abbandonerò mai. Bacioni a tutti tutti tutti, ma proprio tutti.

Emilio


MAGGIO cuoricino 2006

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IL VECCHIO SCRIBA E GLI OCCHIALI ACUSTICI

Non conta l'età, ma l'esuberanza della fede

7 maggio data letterina 2006

Caro papi, non è vero che questa penna è diventata pesante come un gatto di piombo. Senti come è leggera? E’ leggera come una piuma, la piuma presa in prestito dall’ala di un angelo e per questo motivo in grado di scrivere messaggini amorosi senza consumarsi mai. Come può infatti cedere all’usura del tempo l’amore che la ispira e la guida, se a guidarla è l’Amore inesauribile di Dio unito all’amore che non abbiamo mai rinnegato e che ci farà ritrovare tra le braccia vigorose e protettive del Padre?

Naturalmente, perché lasci traccia dell’ispiratore, per quanto angelica piuma, la penna necessita di uno scriba fedele che la sostenga tra dita sicure, esperte e soprattutto instancabili. Ci vorrebbe la mano ferma e vigorosa di un giovane scriba e invece si è affidata a quella rugosa di uno scriba un po’ avanti con gli anni, ma di fede provata sempre più convinta e di spirito sempre più giovanile e sollecito. Insieme facciamo quello che possiamo e lo facciamo con tutto il nostro amore, quello che rinsalda la nostra discendenza e quello che è destinato ad aprire i cuori alla conoscenza e alla solidarietà. Per questo, per quanto abbastanza complicato, devo adattare la mia condizione fuori del tempo con i tempi un po’ biblici dello scriba di nostra fiducia, secondo il principio che chi si contenta gode.

D'altronde non posso costringere il nostro ad un lavoro straordinario, dal momento che, per quanto straordinaria possa apparire questa esperienza a menti e occhi terreni, essa rientra invece nell’ordinaria amministrazione per Chi abitualmente distribuisce Amore in modo spontaneo, gratuito e vocazionale.

E’ ovvio che anche gli scriba devono operare in conformità alla propria vocazione, ma vuoi mettere l’energia inesauribile del Signore con le sempre più esili forze di un vecchio scriba fedele? Caro papi, come ben sai sto scherzando, lo sai bene che per noi non conta l’età ma l’esuberanza e l’entusiasmo della fede, condizioni senza le quali non ci si può illudere di smuovere l’indifferenza, di solleticare l’apatia, di stuzzicare l’incredulità, di rischiarare il buio. Vorrei paragonare la fede esemplare e la sua testimonianza convinta a quegli aggeggi che servono a ridare trasparenza alle lenti imbrattate di impronte digitali e di sporcizia, alle lenti degli occhiali della fede naturalmente.

Poiché non si può parlare d’amore ad un cieco, né un sordo può vedere i segni della bontà di Dio, vi consiglio occhiali acustici che permettono di udire le parole dell’amore che non si vede e di vedere quello che non arriva all’orecchio del nostro cuore.
Rivolgetevi all’esperto di fiducia. Rinascete a nuova vita.

Ciao vecchio scriba grinzoso, ma sempre fedele. Ciao caro papi. Ciao vecchia ed acciaccata mammabanana. Ciao miei sempre meno agili Ginger e Fred. Ciao miei vecchi e nuovi amici di sempre. Vi voglio bene e vi ama il mio e nostro Signore. Basta che ci crediate. Crediamoci insieme. Emilio


 

PROVA DEL NOVE DELLA BUONA PIANTA

Per sapere se i frutti sono buoni li devi assaggiare

21 maggio data letterina 2006

Caro vecchio scriba fedele, cosa ti insegnarono a scuola i professori di matematica? Che la bontà di un prodotto va verificata con la prova del nove. E cosa hai appreso dagli insegnanti di chimica? Che la reazione di un liquido può essere rapidamente svelata dalla cartina al tornasole.
Questi due sistemi di verifica sono talmente noti da essere stati trasferiti dagli specifici campi d’impiego al più esteso linguaggio comune. Per cui si può sottoporre qualcuno alla prova del nove per valutarne capacità fisiche, professionali, morali. Mentre, al tempo stesso, i comportamenti umani diventano la cartina al tornasole delle aspettative, delle promesse, delle speranze. Ma la Parola di Dio è molto più esplicativa e rivelatrice di quella della terminologia matematica e chimica, quando per bocca del Figlio afferma che un buon albero si riconosce dai frutti. Come vedi è molto più semplice, pratico e vantaggioso, e ti spiego perché.

Se vedi un albero dai cui rami pendono frutti sconosciuti, che ti colpiscono per i colori e ti inebriano per la fragranza, potrai ammirarne la bellezza, ma, per quanto tu ne sia affascinato, non sei in grado di sottoscrivere la bontà della pianta sino a quando non ne avrai assaggiato il prodotto. E per dire che i frutti sono buoni li devi assaggiare.
Questa è la prova del nove che l’umanità applica da quando è stata indotta ad assaggiare il frutto sbagliato, pur essendo stata messa in guardia della sua malvagità e della malvagità della pianta da cui nasceva. Così ha imparato a sue spese che colori e profumi di un frutto o di un fiore possono anche appagare parte dei sensi, ma il benessere, la salute, la sopravvivenza si ottiene solo cibandosi del prodotto di una buona pianta.

L’umanità sa pure che non basta conoscere la buona pianta per poter godere dei suoi buoni frutti, bisogna anche cibarsene per attingere linfa vitale. E se la buona pianta è la Parola stessa di Dio? A maggior ragione non è sufficiente ascoltarla, ammirarla, rimanerne affascinati, bisogna assaggiarla, anzi farsene delle scorpacciate.

La Parola di Dio è Amore, è sostegno, è Salvezza: Amore indiscriminato per tutti i figli Suoi, sostegno di coloro che sono propensi a cedere o a zoppicare, Salvezza per tutti quelli che peccano.

Ma Amore di Dio è soprattutto volontà di essere la buona pianta, che lo è perché ognuno dei Suoi frutti, cioè ognuno dei Suoi figli, è un frutto buono.
Tutto l’Amore di Dio raggiunge la massima energia d’Amore quando i tralci della vite alla quale si paragona Gesù produrranno essi stessi l’uva buona, dalla quale sprizzerà l’essenza divina garante di vita eterna.

Il Signore ama in tutta la Sua onnipotenza nell’atto della creazione, ma soprattutto quando il frutto stesso del Suo Amore diventa simbolo d’amore, fonte, esempio e veicolo d’amore condiviso.

Il Padre ama in ugual misura chi Gli si abbandona nella semplicità e nell’umiltà e chi Gli si oppone, ma alla fine Ne riconosce la forza, la necessità, l’insostituibilità. Per coloro che si lasciano amare da Lui nella beatitudine sono sufficienti le prove della vita a decretarne ed acquisirne il diritto. Per quanti invece dalla vita non hanno imparato semplicità e umiltà e si sono fatti essi stessi strumenti di ingiustizia, di persecuzioni e di violenze, per costoro è richiesta la verifica e preteso il pentimento, senza il quale neppure l’Amore del Padre è in grado di manifestarsi nella maniera più tenera e misericordiosa del perdono.

Senza pentimento non si sceglie la strada della vita eterna, ma si va nell’eterno baratro della morte della Vita. E il responsabile di questa dannazione per sempre non è colui che è stato rifiutato, ma chi non ha voluto scegliere. Non esiste infatti un Dio intransigente, vendicativo, cattivo. Questi sono attributi che non si addicono a Dio Amore, mentre sono congeniali all’uomo, incapace di riconoscere la bontà della pianta dalla bontà dei suoi frutti, rifiutando di credere che assaggiare il corpo e il sangue di Cristo è il modo migliore per sincerarsi della bontà della Parola di Dio. Che parla una sola lingua: quella dell’Amore condiviso e senza condizioni.

Bacioni. Emilio


GIUGNO cuoricino 2006

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LA MACCHIA RIAFFIORA

Guardati dal falso candore dei sepolcri imbiancati

11 giugno data letterina 2006

Caro papi, hai visto quanto ci vuole, in tempo, fatica ed accortezza per cancellare un macchia di sporco formatasi su un muro bianco? Sono necessarie diverse mani di candida vernice per rimuovere del tutto, almeno apparentemente, la fastidiosa e sgradevole discromia. Perché, per quanto ci spennelli sopra, quella rimane lì nascosta in profondità, pronta a venire fuori quando meno te l’aspetti, magari nelle tenui e confuse sembianze di un malizioso alone. Uno che non lo sa può anche non farci caso e non accorgersi del difetto, ma tu che ne conosci l‘esatta ubicazione riesci a vederlo al primo colpo d’occhio e ne rimani inevitabilmente irritato.
Ma non devi dolertene, caro papi, perché nessun bianco è il più bianco che si può, nemmeno quello dei più incontaminati sepolcri imbiancati. Per fortuna, altrimenti la loro ipocrisia ammantata del falso candore della bontà, della santità, della virtù e dell’umiltà trarrebbe in inganno anche il più acuto e smaliziato osservatore. La vita non ti fa mancare certo le occasioni di farti imbattere in qualcuno di questi personaggi e, se non lo fa, stai tranquillo che sono loro, gli ipocriti, a venirti a cercare. Da questi ultimi ti devi guardare in modo particolare, perché sono come certi cacciatori di taglie dei film western, che, in nome della giustizia e della rettitudine millantata, si fanno paladini del bene per intascare il premio promesso compiendo essi stessi il male. Lo fanno naturalmente a cuor leggero, poiché il codice morale che si danno ed al quale adeguano costantemente la propria coscienza non li fa mai sentire in colpa, specialmente quando compiono scelleratezze a volte più grandi di quelle che combattono.
Ma guardati pure da quegli ipocriti che, condividendo ingannevolmente con te i tentativi di percorrere la via segnata dalla bontà, dall’umiltà, dalla verità si erigono a guida ed esempio con l’intento di farti deviare dalla strada maestra verso i viottoli tortuosi della presunzione, del narcisismo e della superbia della mente.
In breve, prima di rimanere abbagliato dal bianco splendente e incontaminato della facciata, inforca un buon paio di occhiali da sole
e va alla ricerca delle macchie di sporco che vi si nascondono.

Fa tesoro dell’esempio di Cristo, che, venuto in santità, bontà, umiltà e virtù nel mondo per riscattarlo dall’ipocrisia, da questa fu inchiodato sulla croce. Ma non ne fu sconfitto, perché chi opera secondo la volontà di Dio vince l’ipocrisia e si garantisce la vita eterna. Anche di questo altro consiglio fa tesoro, caro papi: se vuoi cancellare definitivamente le macchie di sporco che deturpano il bianco immacolato della tua coscienza del tempo della Grazia, devi rivolgerti a Dio con la devozione e la preghiera umile dell’orgoglioso Figlio Suo. Egli è infatti il miglior imbianchino che si possa desiderare. Te Lo raccomando, tu provalo e passa parola.
Ciao cara la mia mamma. Ci sono nuove pagine bianche da riempire, ma ce ne sono altre già scarabocchiate da riportare al primitivo candore. Vernice e pennello sono già pronti, tu lasciati guidare dalla mano sapiente che cancella ogni ipocrisia e dalla parola che ripristina la verità.
Ciao, ti voglio bene e te lo metto anche per iscritto, nero su bianco.

Il tuo, il vostro Emilio persempre. W Maria. Che la Sua bontà e l'amore del signore ci aiutino a sconfiggere i sepolcri imbiancati. Ciao.


 

LA FEDELTA' DI DIO

La storia dell'infedeltà e dell'ingratitudine umana

18 giugno data letterina 2006

Ciao vecchio caro scriba fedele, a me sei molto più caro di quanto tu mi sia più fedele. Sorvoliamo sulla fedeltà e sorvoliamo pure sulla vecchiaia, condizioni abbastanza relative se confrontate con l’età eterna di Dio e con la Sua eterna e comprovata fedeltà nei confronti dell’uomo. Infatti, per quanto possa essere giovane l’alleanza che il Signore ha consacrato con l’uomo, la storia che ne racconta le vicende è ormai la vecchia storia dell’infedeltà umana e della sempiterna e fedele generosità del Padre celeste nei confronti dei figli terreni. Per fortuna dell’uomo, c’è un momento della vita in cui non si può più rinviare sine die l’impegno ad essere fedele a Dio per sempre. E’ l’attimo tanto atteso dal Signore.

Egli, l’Eternità, costretto a confrontarsi con una infinitesima particella di tempo; Egli, Bontà assoluta, pronto ad aprire il cuore e le braccia anche al più piccolo proponimento, alla più piccola promessa di fedeltà; Egli, Amore ineguagliabile, capace di intenerirsi per quel poco di amore che la condizione umana dei Suoi figli è in grado di dedicarGli. Tutto questo in nome di un’eterna alleanza da Lui sempre desiderata, sempre generosamente e gratuitamente offerta all’uomo a dal Lui stesso mai tradita.

Come può l’uomo non accorgersi delle paterne attenzioni e dell’amorosa disponibilità che gli dedica il Signore? Forse è ancora risentito per la cacciata dal paradiso, forse non gli è ancora andata giù la storia del diluvio universale, forse è risentito per la propria condizione di esule e per le innumerevoli prove che deve affrontare e superare. Ma Come si fa a portare rancore ad un Padre che ha fermato la mano armata di Abramo, che ha concesso all’uomo l’opportunità di non estinguersi per sempre e di rigenerarsi in una nuova realtà lavata e purificata dei peccati compiuti contro di Lui ed in disprezzo del mondo vivente da Lui creato? Come si può essere risentiti verso Colui che, invece, non ha impedito alla furia omicida degli uomini di inchiodare sulla croce Gesù, il Figlio prediletto?

Evidentemente si fa e si può, caro vecchio scriba, se si è uomini e non si è Dio e soprattutto se non si ama. Ma, se si ama, Iddio non sta lì con la bilancia, con il metro e con il cronometro a prendere le misure dell’amore. conta per Lui è la qualità di questo amore da dedicare ai propri simili. Deve essere uguale a quello che si rivolge a se stessi e identico a quello che il migliore dei suoi figli dispensa da duemila anni a tutta l’umanità, quale tangibile prova di fedeltà all’eterna alleanza.

Ciao vecchio scriba, sii sempre fedele al tuo Signore, perché se lo merita, e dichiaraGli la tua gratitudine in ogni istante della vita, e in special modo quando ti fai latore di queste letterine.

Bacioni fedelissimi al mio caro papi e alla mia dolcissima mammabanana. Emilio


LUGLIO cuoricino 2006

divisorio

LO SPLENDORE DEL SORRISO DI GESU'

E' la Parola di Dio che diventa gioia condivisa

8 luglio data letterina 2006

Quando Gesù ti prende per mano e ti guida nella luce del Suo sorriso sino alla luce della vita senza compleanni e senza ricorrenze, allora ti compiaci di avere sconfitto con Lui la morte per sempre, e di avere prestato fede alla Sua Parola, anche quando la vita ti lasciava intendere che non ci si può sottrarre all’ineluttabile epilogo del suo corso. Il sorriso di Gesù è la Parola di Dio che cessa di essere promessa, speranza, patto e diventa realtà di vita e di gioia condivisa non più nella forza sostenitrice della fede, ma nella concretezza dello stare insieme in assoluta simbiosi e inesauribile sinergia.

Lo splendore del sorriso di Cristo diventa lo splendore del tuo sorriso, e la luce che lo illumina diventa la tua luce, quella che senza avvedertene ti portavi dentro prima della morte, quella che non puoi fare a meno di ostentare con orgoglio quando questa tua stessa luce in Cristo ha annichilito la morte per l’eternità.
Il sorriso di Gesù che dedica il sacrificio di crocefissione all’umanità e il tuo sorriso di gratitudine, che Gli dedichi di cuore per la Misericordia che Egli ti riserva e concede, sconfiggono qualsiasi morte e vanificano persino quella della materia, perché di questa la Parola di Dio promette che si riapproprierà ogni figlio di Dio, come è stato per il Figlio Suo prediletto, così che la mano che Gesù ti offre nel momento del trapasso è quella calda e rassicurante di un uomo vigoroso e determinato.

Dunque, caro papi, sino alla soglia della morte lasciati guidare, consigliare e illuminare dalla saggezza della Parola, e quando sentirai bussare alla tua porta non temere di aprire. Sul pianerottolo troverai un Signore dal sorriso pieno di amore e di compiacimento, che ti tenderà la mano piena di calorosa e sincera misericordia.
Con gli stessi sentimenti con i quali ti viene offerta, afferrala per non lasciarla mai più. Sarà il gesto di chi rinnova nella materia e nello spirito il patto di amicizia indissolubile, che Gesù ha già onorato con il proprio sacrificio sulla croce. E’ il momento di ricambiarLo, di tutto l’impegno che Egli mette nel garantirti la felicità eterna.
Ed io sarò sicuramente al Suo ed al tuo fianco, a manifestarvi tutto il mio orgoglio di figlio Suo e vostro. Quando Dio vorrà: che sia fatta la volontà Sua. E così sia. Ciao Emilio


 

LE LANTERNE DEL CIELO STANNO A GUARDARE

Se l'uomo scoprisse nel loro splendore lo sguardo di Dio

20 luglio data letterina 2006

... Questo fazzolettone di cielo stellato, che ci stringe in un solo abbraccio e vi fa sentire tanto vicini a Dio, è una minima particella felice e serena di quel cielo sotto il quale si vivono e si consumano tutti i drammi dell’umanità. E vi posso assicurare che questo cielo non immagina neppure lontanamente a quali tragedie, a quali atrocità, a quali folli nefandezze l’uomo lo costringerà ad assistere per il resto della storia che con lui condivide.

E mentre tu sei qui a goderti con le orecchie e l’anima il silenzio discreto e palpitante di qualche milione di stelle, miliardi di stelle di altri cieli non possono trattenere il proprio urlo di dolore nell’assistere, senza nulla poter fare, alle scelleratezze che là sotto vanno compiendo gli umani. Ma esse non furono create da Dio per questo scopo, né per condizionare il destino umano. L’umanità attribuisce loro l’andamento positivo o negativo della propria vita, ma Dio previde per queste meravigliose lanterne del cielo ben altri progetti.

Dire che le cose vanno bene o male perché si è nati sotto una buona o una cattiva stella è solo un mezzuccio meschino, di cui solitamente ci si serve per eludere le proprie responsabilità. Se ogni essere umano dedicasse non dico tutta la vita, ma solamente una piccolissima parte di essa a volgere lo sguardo verso il cielo illuminato di stelle e, piuttosto che andare alla ricerca di quella cadente per esprimere un desiderio, imparasse a scoprire nel loro luccichio lo sguardo dell’occhio di Dio che sprizza bagliori di felicità per il creato, per le sue creature ed in particolare per i figli Suoi, sicuramente il cuore si lascerebbe sopraffare dall’amore piuttosto che lasciarsi condizionare dall’odio.

Purtroppo, caro scriba, gli uomini preferiscono guardare in basso, molto più in basso, dove brillano presunzione, autocelebrazione, vanità e quell’io che si sente la stella capace di offuscare tutte le altre e di provare a competere anche con Dio.
Quante brutte e dolorose vicende dovranno illuminare ancora questi incolpevoli cieli stellati, caro scriba, aspettando che l’uomo ritrovi in se stesso e nei propri simili la dignità di figlio di Dio, prima che il Padre faccia tornare in terra il Figlio Glorioso, per giudicare i vivi e i morti. I primi sono coloro che volgendo il cuore al cielo stellato lo riempiono di gratitudine e di devozione per il Padre. Gli altri sono tutti quelli che, non avendo più occhi e cuore per rimirare il cielo pullulante di stelle, hanno perso per sempre il dono dell’Amore di Dio e le gioie che ne derivano anche sotto un cielo stellato.

Con tutti gli occhiolini di cui sono capace, ammicco anch’io come stella celeste insieme all’Amore del Signore. Vi giunga il luccicare amoroso della mia stella stella argento Emilio


 

OLTRE LA MATERIALITA' DELLA TUA STORIA

La questione esistenziale per eccellenza

25 luglio data letterina 2006

Caro papi, eccoci qua a testimoniare in queste righe il nostro stare sempre insieme. Al mare, in montagna, in città, ovunque, i nostri cuori in armonia parlano e scrivono la meravigliosa e stupefacente lingua dell’amore, nella certezza inossidabile di chi conosce il linguaggio dell'amore e sa che la morte è solo una data nel calendario della vita eterna.

Per ogni creatura. concepita nello spirito dell’universalità e della santità dell’amore che anima i figli di Dio, con la nascita inizia la vita eterna. Ma al momento l’ampiezza, la potenza e la purezza del progetto divino non sono percepite. I predestinati alla eterna felicità, violentemente e inaspettatamente avviati alla realtà dolorosa del tempo e dello spazio, sono troppo presi dai ritmi dell’orologio biologico e dalla sete di conoscenza alla quale questo stesso li costringe, allora rinviano il proprio confronto con Dio, la questione esistenziale per eccellenza.

Ma il metronomo implacabile, ossessivo come la razionalità della mente, prima o dopo mette l’individuo di fronte all’indifferibile domanda: Io chi sono, perché sono qui?
Ci si può sentire veramente soli in certi momenti, caro papi, ma ti posso assicurare che mai come allora Iddio è con te e cerca di dichiarati il Proprio Amore.

Certo, se nel frattempo le esperienze di vita non ti hanno formato al sentimento dell’amore e al suo linguaggio, soprattutto se non ti hanno educato all’umiltà dell’amore più generoso e sincero, la mente e i sensi restano concentrati sulla materialità della tua storia umana. E dunque, anche con dieci decimi di vista hai bisogno di un bel paio di occhiali per vedere chiaro sulle riposte da dare a te stesso e a Dio.

I famosi occhiali della fede sono prodotti dalla rinomata ed antica fabbrica Padreterno & Figli. Sono distribuiti gratuitamente con un ampio materiale informativo sulle caratteristiche e modalità d’uso, che è di assoluta affidabilità e noto con il nome di sacre Scritture, quindi serio e autorevole, il meglio che si conosca per sollecitare il pensiero e, più d’ogni altra cosa, i sentimenti dello spirito.

Bisogna saper ascoltare la Parola divina che abbina semplicità e saggezza, ma principalmente è forza e saggezza d’Amore. E se si sa ascoltare, si impara anche ad aguzzare la vista oltre i decimi umani, per vedere che la vita terrena è una breve parentesi iscritta tra la Parola nascita e la Parola Eternità. E siccome eternità della Parola è Felicità Eterna, come potrei io non essere felice di questa mia vita senza fine, per di più condivisa con l’amore eterno che tu e mamma mi portate. nel sentirci insieme dovunque ed in ogni istante? Gradirei una risposta immediata da una mamma banana.

Grazie. Bacioni eternamente amorosi dal vostro Emilio


AGOSTO cuoricino 2006

divisorio

SEGNO ESUBERANTE DI LUMINOSA FELICITA'

8 agosto data letterina 2006

Caro papone mio, cara dolce mamma banana, caro maestro e artista di dagherrotipi, vedete quanta luce intorno a voi? e tutta dedicata a voi? L’arrivo già previsto dal calendario celeste nella casa del Signore di un fotografo con i baffi, non poteva essere festeggiato in maniera più degna, tra esultanti sorrisi e gridolini di gioia luminosa.
E chi meglio di lui era in grado di fissare nel buio dei cuori addolorati lo scintillio pirotecnico della nostra gioiosa e festosa accoglienza? Chi meglio di Maurizio avrebbe saputo cogliere, anche nell’eternità, l’attimo più suggestivo e radioso che lo spirito manifesta quando ritorna alla casa del Padre? Egli è qui con noi e, come noi tutti, già arde dal desiderio della Luce Assoluta e se ne fa riverbero luminoso, specchio disciplinato e ardente al tempo stesso. Solo che, preso dall’esultanza per la sua nuova vita, non ha saputo frenare l’esuberanza della felicità che lo pervade e l’ha sparata un po’ grossa con incredibili fuochi d’artificio.

foto scattata

Dico incredibili, caro vecchio scriba fedele, perché già mi vedo i sorrisetti tiepidi e sussiegosi dei soliti scetticoni dell’ultimora – quella terrena- che sentenziano sul frutto tecnologico di artefatti grafico-meteo-elettronico-strumetale di un qualche evento esistente solo nelle menti, diciamo un po’ scosse, e nella psiche un po’ fragile di chi cerca le conferme consolatorie di un’improbabile paranormalità. Ma, dico, soprattutto incredibile per chi non crede alla Luce e alla potenza dell’Amore di Dio, perché non ha il dono della fede ed è convinto che si tratti di un contentino ad uso e consumo degli sciocchi e degli sprovveduti.

E invece, hai visto che ti combinano i semplici, quelli che abbracciano la fede dell’umiltà illuminata, quando toccano in spirito la realtà di una speranza che si fa certezza? Diventano matti di gioia e d’Amore e sentono l’urgenza di testimoniarne in ogni modo, con ogni mezzo. E il fotografo lo fa con una bella immagine fotografica. Lui sa come fare, meglio di tutti i sapientoni della terra. Sono molto soddisfatto per l’emozione che ho visto nel vostro sbalordimento e nelle lacrime calde e sincere, perché vuol dire che voi credete e che la conferma è ricompensa gradita alla vostra fede. Con la stessa esuberanza luminescente di Maurizio, che stringo nel grosso abbraccio dell’eterna vita gioiosa, vi dedico tutto il mio, il nostro amore. Emilio

Breve nota di mammabanana.
Maurizio è stato uno dei più grandi fotografi di danza del mondo, sicuramente l'unico che infallibilmente sapesse cogliere il culmine del movimento e l'apice dell'espressione artistica. Un fotografo giovane e gentile, umile con ironia, generoso con semplicità. Aveva occhi vivaci, baffetti impertinenti e talento a fior di pelle. Concedeva a un intero balletto solo tre o quattro scatti, ma sempre, con vero talento scenografico, scolpiva in luci e ombre la sintesi creativa tra coreografia e danza, tra atmosfera dello spettacolo ed emozioni dello spettatore. E non se ne vantava, ma gli piaceva molto vedere la gioia e lo stupore di chi sapeva apprezzare insieme a lui non il suo capolavoro, ma l'opera che aveva ritratto. Per questo le foto di Maurizio, sempre firmate Perber insieme al suo socio e maestro, compagno e amico fraterno, sono inconfondibili. Come questa, che sento di potere attribuire al nostro fotografo, anche se dal 22 luglio ha "cambiato vita". Ma questa fotografia l'ho scattata io, con la stessa camera digitale che ho usato a Fatima il 2 aprile 2004. Da allora mi ha regalato molte altre sorprese e la gioia di condividerne alcune con gli amici di Emilio.
Cfr: Roma Fatima Roma
bottone .


 

IN PROCESSIONE

Espressione della speranza che diventà realtà eterna

17 agosto data letterina 2006

Caro papi, ti scrivo per rivolgerti la preghiera di non sentirti obbligato a fare quello che non ti senti di fare. E ripeto sentire, cioè avvertire nel profondo dell’anima e udire nella vastità del cuore. Per rimanere nel tema della preghiera, ricordo a tutti voi che se la preghiera individuale è il modo di confidarsi al Signore più spontaneo e congeniale all’uomo, quella collettiva, pubblica, partecipata, è quella che più dolcemente carezza l’orecchio e riscalda il cuore di Dio.

La prima, gelosamente privata ed intima, piena di pudore e tentativi di giustificazione a volte non richiesti, è bene accetta per il candore che nasce dal confronto sincero con la coscienza che prega. La seconda è ancor più gradita proprio perché nella sua immediatezza comunitaria si è spogliata di ogni remora, di ogni pudore, è diventata manifesto, anelito di sostegno e d'amore universalmente condiviso. Pregare insieme, intorno ai cuori di tutti messi a nudo, vuol dire esprimere il sentimento non più nascosto della divina primogenitura che rende tutti uguali di fronte al Padre celeste e della potenza dell’Amore che Egli elargisce dal tempo della creazione.

Pregare insieme, portando i propri cuori in processione come stendardi di fede, di speranza e di carità, è ancora più esaltante e fruttifero. Perché nella processione c’è l’avanzamento costante dei buoni propositi e dei migliori convincimenti, c’è il progredire concreto della speranza che sempre più si fa certezza e della fede che diventa realtà eterna. C’è infine il successo, cioè la ricompensa nella riconquista, nella riappropriazione dell’amore incontrastato. Pregare in processione non significa camminare esternando ai quattro venti in litanie slogan preordinati, fabbricati e manipolati, allo scopo di distogliere la mente dal valore simbolico di un cammino di vita faticosamente e dolorosamente impegnativo. Invece è il segno di una solidarietà inaspettata ma istintiva per la quale si è persa la vocazione, e di un’energia devozionale forte e vincente nell’unità del comune bisogno di Dio. Giunta al termine del percorso ascensionalmente faticoso, la processione finisce tra le pieghe del ristoratore mantello di Maria Misericordiosa, anticamera rassicurante di eterna felicità.

E così sia. Bacioni a voi tutti da Emilio vessillifero del cuore misericordioso della Nostra Madre Celeste. Ciao.


 

DIFFIDATE DALL'AMORE INTRANSIGENTE

L'Amore di Dio arricchisce se è condiviso

27 agosto data letterina 2006

Caro papi, non posso distrarmi neppure un attimo e subito il nostro vecchio scriba fedele mi cade in letargo, o si distrae, o si mette in malattia. Se non fosse per l’indiscussa fedeltà, che non gli ha mai fatto difetto e della quale ha sempre dato prova, mi verrebbe fatto di pensare che si sia trovato un secondo lavoro, magari nero, con il quale garantirsi una vecchiaia tranquilla. Ma di quale vecchiaia stiamo parlando se è già vecchio come un cucco? E di che cosa avrebbe da lagnarsi se tutto l’amore che è passato per la sua penna ha già riempito la cassaforte del suo cuore di tutta la gioia necessaria a vivere più che felice per il resto della sua eternità? O forse è proprio questo l’unico vero motivo del suo battere la fiacca, si sente completamente appagato dell’Amore che il Signore gli ha confidato.

Se così fosse gli dovrei dare una bella tirata d’orecchie, perché con l’Amore di Dio non ci si riempiono i forzieri per sentirsi ricchi e potenti, ma ci si arricchisce spendendoNe e distribuendoNe, cioè condividendoLo con gli altri, esattamente come la moneta che si apprezza se viene fatta circolare, facendola passare di mano in mano.
Così l’amore si rinvigorisce e si moltiplica se lo si fa passare di cuore in cuore, così l’amore, moneta pregiata che Dio ha dato in dote come Grazia ad ogni Suo figlio terreno, si rivaluta, diviene certezza e cibo per la vita eterna, che è l’unica, vera ricchezza che il Signore ama realmente condividere sin dai tempi della Creazione.

Fatta dunque salva la buona fede del vecchio fedele, ma momentaneamente poco servizievole scriba, non mi resta che affidarmi a te, caro papi, per confidare ai miei ormai numerosi lettori la seguente raccomandazione.

Fra le innumerevoli ed elogiabili forme d’amore che si praticano sulla terra, diffidate miei cari dell’amore intransigente, intollerante, integralista, perché nell’Amore di Dio non si riconosce alcuna di queste devianze, di siffatte storture. Il Signore è così accomodante con i Suoi figli da aver coinvolto il Figlio prediletto al più atroce Sacrificio d’amore, per dichiarare tutta la Sua Misericordia e per assicurare la Sua paterna vocazione al Perdono.

Tutto il Suo Amore in cambio di tutto il Suo Amore:
"Gesù, Spirito del Mio Spirito si sacrifica per garantirvi la certezza del Mio Amore intenso ed inesauribile per voi. Vi chiedo solo fiducia in me, una fiducia capace di non lasciarsi spaventare o deviare dalle avversità della vita, e di guardare aldilà della morte. Una fiducia che mi dia conforto anche se vacilla, anche se si distrae, anche se tentenna, anche se cede alle tentazioni della superbia e dell’orgoglio, della lussuria e dell’ingordigia delle quali l’intransigenza è figlia".

Vi immaginate che fine avrebbe fatto Simon Pietro se Gesù fosse stato intransigente con lui, per essere stato rinnegato tre volte prima del canto del gallo? E invece ne ha fatto le fondamenta della Sua Chiesa, che resistono a tutte le paure della morte e raccontano la potenza di un amore condiviso con generosità, tolleranza e, se necessario, sacrificio.

Solo apparentemente Gesù sembra intransigente, quando dice: O con Me o senza di Me. Ma non può essere che così. Chi, avendo inesorabilmente scacciato dal proprio cuore ogni tenerezza per il Signore non ha più sentimento per invocare la Sua Misericordia, e senza di Lui si condanna alla mortale privazione per tutta l’eternità. Allora l’intransigente è solo colui che non sa chiedere perdono: non Dio.

Grazie papi, hai fatto un ottimo lavoro. Sono sicuro che questo metterà sui carboni ardenti quel lavativo del vecchio scriba fedele. Purché non ci vada a finire la sua anima! Ma sono certo che tutto ciò non avverrà, perché io non gli darò il tempo di dedicarsi al lavoro nero. Intesi?

Bacioni. Emilio, datore di lavoro a tempo indeterminato e profumatamente remunerato.


SETTEMBRE cuoricino 2006

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AMARE VUOL DIRE CONDIVIDERE

Ama il prossimo tuo come te stesso

3 settembre data letterina 2006

Caro papi, amore è la parola più usata a sproposito e più abusivamente tradotta da tutti i vocabolari delle lingue umane. Travisato, strapazzato, distorto, maltrattato, storpiato, vilipeso e soprattutto manipolato, questo vocabolo ha un solo, inequivocabile significato, un solo insostituibile sinonimo, cioè condivisione. Questa è la vera valenza e ti posso assicurare che ogni tentativo di attribuirgli un diverso significato positivo è frutto di strumentalizzazione. Invece, restando nell’ambito dei sinonimi e dei contrari, non è del tutto vero che amore è l’opposto di odio.

Solo i contorsionismi della mente hanno l’interesse di proporre interpretazioni alternative, contrapposizioni ininfluenti, connotazioni gratuite e scontate. Per quanto ci si giri intorno, amare vuol dire condividere. Almeno così la pensò il Creatore quando diede mano e corpo al Suo progetto divino soffiando nell’universo la vita eterna, di cui rendeva partecipe l’uomo Sua creatura preferita. Siccome la creazione nasceva dall’ordine che Dio aveva imposto al caos, l’odio non era più di quel mondo. Nella pienezza di spirito che il Signore intendeva condividere con l’amato figlio, quell’universo poteva essere soltanto Amore, cioè Dio.

Tutto questo è talmente elementare, essenziale, evidente, semplicemente divino, caro papi, che non c’è alcuna ragione di andare a consultare vocabolari. D’altronde Dio lo ha detto chiaro e tondo: Ama il prossimo tuo come te stesso, che, tradotto in soldoni, significa condividi con gli altri tutto ciò che ami in te, intelligenza, spiritualità bontà di sentimenti e soprattutto identità di creatura dai connotati divini. Perciò condividi con gli altri l’amore che Dio Si compiace di donarti in ogni istante, di cui tu sai di essere destinatario.

Ma perché dovrei condividere con altri miei simili –si domanda l’uomo- quel bene che tutti i miei simili ricevono dal Signore in mia ugual misura? E poi, che c'entra l’amore che provo per me stesso con l’Amore che Dio manifesterebbe per tutti?

C’entra, caro papi, perché come uno si prende cura di se stesso, così il Padre gli chiede e lo sollecita a fare con il suo prossimo. Nella vita in cielo tutto ciò è scontato ed avviene alla luce del sole. Ogni spirito risplende nella Luce di Dio, la riflette e la condivide con gli altri secondo i canoni eterni dell’universo, che fanno di ogni istante dell’esistenza celeste scintilla di gioia e di gratitudine glorificante ed adorante. Nella vita terrena Dio, luce dell’anima, sollecita l’uomo a volersi bene per potersi concedere agli altri come fonte di bene, con la malcelata speranza di riceverne in cambio gratitudine dal beneficiario e da Dio. D’altronde il Signore, che è Amore assoluto, Si aspetta anche Lui il premio alla Sua pur gratuita bontà, ed è la gioia di condividere l’eternità della vita con i figli Suoi diletti, fuori dagli angusti spazi di un cuore che bada più a se stesso che al suo Creatore.

Pur non pretendendo tanto dall’uomo terreno, Dio pretende il massimo dall’uomo celeste e per questo sollecita entrambi in Cristo ad amare gli altri così come Egli li ama, cioè di un Amore senza confine, di Amore assoluto. E, se lo chiede in prima Persona è bene darGli ascolto, perché Egli è Parola, Egli è Amore. Egli è quella Parola d’Amore che parla fuori dai sinonimi e dai contrari e da qualsiasi altro vocabolario delle innumerevoli lingue umane.
Non vi sono parole, caro papi. E così sia.

Bacioni amorevolmente ed equanimamente condivisi tra te e mamma, e carezze altrettanto amorevolmente condivise tra Ginger e Fred.

Ciao a tutti, proprio a tutti quanti ci sentiamo accomunati nell’Amore di Dio, e nell’amore per Lui ricambiato e condiviso. Emilio amorino.


 

LA PORTA SPALANCATA

La morte chiude la parentesi delle scelte tra bene e male

28 settembre data letterina 2006

Ci vorrebbe un pochino d’eternità per dettarti tutte le letterine che vorrei, caro papi, ma neppure un’eternità di letterine basterebbe a convincere l’uomo ignaro che la propria eternità è il frutto eterno del progetto creativo di Dio.
Qui sta il dramma di colui che non crede: non avere l’umiltà di lasciarsi trasportare dallo spirito, che vitalizza la materia nella dimensione sovrumana dell’eterno infinito, per il quale era stata creata.

Lo spirito che animò la materia plasmabile era, come è ancora oggi e sarà per sempre, l’alito di Dio. Non si cancella nel dna dell’uomo la memoria dell’impasto primordiale di terra e di acqua, ma questi elementi essenziali della vita rimarrebbero inerti come vasi di coccio se non vi fosse riversato lo spirito vivificante dell’amore di Dio. Che se ne renda conto o meno, l’uomo è destinato o, se preferisci caro papi, amorevolmente condannato alla vita eterna e non avviato ad una morte ineluttabile. Semmai, quest’ultima chiude la parentesi della vita dedicata alle scelte e spalanca l’ingresso all’infinita ed eterna verifica delle stesse. Perché dalle scelte tra bene e male discende l'incontenibile e inarrestabile gioia eterna, o l’inevitabile e indescrivibile sempiterna dannazione.

Per tutti quelli che dall'antico peccato di presunzione si erano fatti condizionare alla seconda scelta, Dio si è fatto uomo in Gesù Redentore, vittima sacrificale dell’altrui presunzione che ha consegnato l’ultimo respiro all'interminabile respiro del Creatore. Così il figlio di Dio è morto, spalancando le porte del buio sulla luce inesauribile della casa celeste.

Gesù tornerà sulla terra un’ultima volta. Per tutti quelli che hanno perseverato nel primitivo errore, pensando di poter fare a meno del Signore o di sostituirLo, sarà morte che mai più vede la luce né conosce la gioia, e tutti coloro che hanno scelto il bene vivranno per sempre con Lui nel Suo regno , perché hanno trovato la porta della morte spalancata sulla vita eterna. E così sia Emilio


OTTOBRE cuoricino 2006

divisorio

LA PERSEVERANZA

Pesante fardello del tempo materiale

4 ottobre data letterina 2006

Cara mamma banana, non ti far sovrastare dalla smania, dalla frenesia di avermi sempre accanto, perché ti impediscono di sentire al mia presenza in ogni attimo della tua vita. Persevera nella ricerca della verità che è figlia del bene, con fede e con coraggio, senza mai lasciarti prendere dallo sconforto e dalla noia. La perseveranza è virtù gradita a Dio, perciò fanne tesoro, fanne tua virtù.
Non spazientirti, non immalinconirti se il vecchio scriba non porta mie notizie, non recapita le mie letterine. Anche lui, come te, si porta appresso il pesante fardello del tempo della materia, che mano a mano che si consuma diventa più ingombrante e più esiguo al tempo stesso. Capita così che talvolta non ce la faccia a mettersi sulla mia stessa lunghezza d’onda in veste di scriba e, quelle poche volte, non posso biasimarlo, perché il suo cuore perseverante continua a battere in sintonia con il mio, in una simbiosi amorosa che non conosce noia né sconforto. Né io potrei affidare alla sua penna le premurose ed amorose espressioni della comunione dei santi, se non lo sentissi e sapessi tecnicamente ricettivo nello spirito e nei sensi.

Metti da parte il tumulto dei tuoi sentimenti, perché genera una confusione che sconnette e allontana. Noi stiamo facendo di tutto per riportare nel tuo cuore la serenità che si merita e che lo rende in euritmia unico spirito pulsante con l’amore copioso e inesauribile che sgorga dal cuore del Padre celeste, affinché tu stessa diventi fonte di conforto ed esempio di virtù perseverante per tutti coloro che si rivolgono a te. Dalla tua serenità attingeranno il conforto e la solidarietà che tu stessa hai maturato nella consolazione di cui ti ha fatto oggetto la divina Misericordia, invocata su te e papi mio dalla tenera Madre di Gesù e di tutti noi.
Ti assicuro mamma cara che riporteremo l’armonia musicale in quel tuo cuore che si strugge dal desiderio di cantare, insieme alla gratitudine di quanti stai consolando, la gloria del Signore.
So già che proverai una gioia immensa, so pure che non mi perderai mai più, so che saremo finalmente e persempre puri spiriti nello stesso spirito. E così sarà

Con tutto il mio amore e nella volontà di Dio. Emilio pippo tuo.


 

REGINA DELLA PACE, REGINA DELLA SALVEZZA

Dio ha affidato a Lei la grande famiglia dei figli Suoi

22 ottobre data letterina 2006

Caro papi, un buon cristiano deve essere coerente con se stesso e non lo è se non si converte in Cristo, se non si adegua al Suo esempio. Se non percorre il Suo stesso cammino.
Ma come si fanno tutte queste cose, come si può ripercorrere la Sua stessa storia esemplare se non si è il figlio di Dio?
Lui faceva miracoli, resuscitò i morti, guarì i malati, diede la vista ai ciechi. Lui sapeva contare i battiti del cuore di Giuda che lo tradiva e già ascoltava l’imbarazzo di Pietro che lo rinnegava al cantar del gallo. Lui era il figlio di Dio quando si trascinava sotto la croce sotto la via del Calvario e già aveva annunciato il Suo supplizio e la Sua resurrezione.

Ma tu, non sei anche tu figlio di Dio e non porti la tua croce nel faticoso cammino della vita tua e non hai la speranza che al termine del percorso segnato dalla morte inizia la vita senza percorsi e senza confini, promessa e raccontata da Gesù in terra e in cielo?

Se sì, già sei con Lui sulla strada giusta. Se no, convertiti un’altra volta, ritrovaLo e raggiungiLo, chiamaLo, fatti riconoscere e vedrai che nessuna morte potrà impedirti di cantare in cielo la Gloria del Signore condividendoNe l’Amore. Non sai guarire gli storpi? Non possiedi la saliva miracolosa che ridà la vista ai ciechi. Non sei in grado di resuscitare gli amici defunti? Poco importa, il miracolo lo sai fare anche tu, te lo dice e chiede il Signore ad ogni istante: Apri il tuo cuore all’amore mio perché io lo condivida con te e perché tu lo condivida con il prossimo tuo, proprio come ti ho Io stesso insegnato nella carne del Figlio.
Come ho in Lui operato, metti l’Amore tuo al servizio degli altri e la speranza diverrà certezza, le fede ti aprirà le porte dell’eternità. E farai felice questo Padre che non si stanca mai di aspettarti e che non vede l’ora di gettarti le braccia al collo e di festeggiare il tuo ritorno insieme a tutte le creature che abitano gioiose il mondo dello Spirito.

Tra loro troverai la più servizievole delle donne, delle spose, delle mamme, Maria Misericordiosa alla quale ogni creatura della terra dovrebbe essere devota e riconoscente.
E’ Lei che intercede per tutti voi.
E’ Lei che si fa carico di portare in terra il Verbo del Padre oltre alla Sua tenerezza di Madre, da quando il Figlio risorto siede alla destra di Dio.
Ed è a Lei che il Signore ha affidato il ruolo di Regina di pace e di salvezza.
E’ Lei che porterà in salvo la chiesa di Cristo, cioè la grande famiglia che si riconosce nelle Sue membra e ne canta le lodi nella preghiera e negli atti di fede, di speranza e di carità.

E così sia. Emilio servizievole figlio di Maria e tuo e di mammabanana, orgoglioso frutto di vero amore condiviso. Ciao e bacioni tantisimi .......... più del solito


NOVEMBRE cuoricino 2006

divisorio

AMENI LUOGHI D'INCONTRO

Noi, anime spirituali, non sappiamo cosa sia l'eterno riposo

2 novembre data letterina 2006

Caro papi, ma tu credi davvero che ci si debba per forza incontrare a Verano, quando non ci mancano occasioni, ricorrenze, atmosfere, fuori e dentro i confini del tempo e dello spazio, nelle quali testimoniare e rinsaldare il nostro vincolo d’amore?

Non che mi siano d’ostacolo i cancelli, i custodi o gli orari d’ingresso, ma darsi appuntamento al cimitero, sulla tomba che custodisce -si fa per dire- la dissoluzione naturale della materia, mi sembra un po’ funereo. E per quanto le spoglie dei defunti possano stare qui a riposare, nell’attesa fiduciosa e paziente della loro resurrezione, ti pare giusto dedicare loro un solo giorno dell’anno, quando invece sarebbe più logico e bello festeggiare in ogni giorno che Dio fa in terra la certezza che le anime spirituali, graziate e santificate dalla Misericordia, stanno già inneggiando alla Gloria del Signore?

E non credi, caro papi, che non un solo giorno ma tutti i giorni dell’anno dovrebbero essere dedicati all’augurio e alla speranza che anche le anime impenitenti ritrovino la strada del pentimento, per non dover essere rimpiante nei tetri cimiteri dello spirito? E non pensi, caro papi, che come in cielo noi anime spirituali non sappiamo nemmeno un poco cosa voglia dire riposare in eterno, per tutto quello che abbiamo da fare in protezione ed intercessione a vostro favore, così sotto terra non è che i corpi dei defunti se ne stiano del tutto inerti, dal momento che se la devono vedere con la propria decomposizione.

Per tutti questi motivi, nonostante io personalmente non e l’abbia con i cimiteri, preferisco sentire vivo l’amore tuo e di mamma e di tutti quelli che mi vogliono bene in altre –diciamo così- situazioni, ed altrettanto sono più felice di dedicarvi e dichiararvi il mio amore in luoghi e in anniversari più ameni. E, più che in occasione di anniversari, in ricorrenze, di giorniversari perché almeno ogni giorno ho voglia di amarvi tutti, e nello stesso modo ogni giorno mi piace sentirmi amato da voi.

Quale posto migliore di queste letterine per scrivere tutto il bene che ci vogliamo? Eppure ce n’è uno più bello, più dolce, più conforme alla volontà di Dio e perciò a Lui più gradito: è la preghiera. In essa infatti si armonizzano, si esaltano e si fortificano l’Amore del Signore per i Suoi figli in cielo e in terra, l’Amore della comunione dei Santi, che operano affinché le anime dei loro colleghi terreni non smarriscano la via del cielo, e l’amore di quanti tra voi, confortati dalla speranza e sostenuti dalla fede, piuttosto che aggrapparvi alle caviglie dei vostri cari nell’illusione di trattenerveli accanto, li sospingete in alto sempre più in alto, perché giungano al cospetto di Dio e gioiscano con Lui e con noi tutti per l’eternità.

Sapeste che tenerezza provo per voi, miei dolcissimi mamma e papà, quando vi sento pregare Gesù e la nostra Madre Santissima raccomandando Loro di prenderSi cura di me, di proteggermi, di ispirarmi, di volermi bene. E con la stessa tenerezza io mi rivolgo a Loro perché si prendano a Cuore le vostre anime e le guidino nel cammino della conoscenza di dio nostro Padre. Ma c’è un altro modo di amare che il Signore apprezza molto, e vorrebbe vi si dedicassero i figli Suoi terreni con maggiore solerzia. E’ l’amore caritatevole, quello che si pratica nella solidarietà, nella condivisione e nella donazione. Siate dunque caritatevoli, miei cari, verso i deboli, i bisognosi, i derelitti. Dio lo è sempre. Gesù crocifisso ne è l’esempio più tenero, più santo che, al tempo stesso, conferma che l’amore annichilisce la morte fisica e rende più ameni i cimiteri. Specie quando sono luoghi di preghiera e di meditazione. Sono stato un po’ impertinente? Forse, ma con tutto l’amore che provo per voi e per il Signore.

Ciao Emilio.


 

L'ANIMA RIDOTTA A LUMICINO

Il cielo offre tante opportunità di sentirmi vicino

11 novembre data letterina 2006

Ciao a tutti, sono il vostro Emilio, l’Emilio di sempre e per sempre.
Cara mammabanana, non sono cambiato affatto. In spirito, s’intende. E perché mai il mio spirito, quello voluto e ispirato da Dio nell’atto del concepimento avrebbe dovuto cambiare? Certo, se ti fosse data l’opportunità di vederlo, saresti dolcemente colpita dalla luce che irradia, perché, come allora anche adesso, è della stessa sostanza del Padre e ne è consapevole e orgoglioso.
Anche tu lo devi essere, per questo devi abbandonare ogni motivo di disperazione e devi coltivare incessantemente la speranza e la fede, che già rendono già eterno il nostro amore, così come lo è per noi quello del Nostro Signore, Padre, Creatore e Redentore, e della nostra dolcissima Madre Misericordiosa.

Maria Santissima, alla quale sempre mi raccomandi, mi sollecita con tanta amorevolezza affinché non ti faccia mancare mai mie notizie, ed io sarei sempre a dartene, se non dipendesse dalla lavativaggine del vecchio scriba fedele. Proprio perché è vecchio bisogna compatirlo e bisogna anche ringraziare il Signore di avercelo messo a disposizione. Poi, hai visto quante altre opportunità ti sta dando il cielo per farmiti sentire vicino? La posta, le telefonate, le nuove amicizie, nate e coltivate in nome di un destino comune o alla ricerca di una parola di conforto, di una mano tesa, di uno slancio d’amore, non sono il segno tangibile di una superiore volontà spirituale che dichiara ad alta voce ed in modo inconfutabile la propria immortalità? Solo i sordi di spirito non riescono a sentire, ad accettare questa verità e tu, cara mamma, per fortuna di entrambi, non lo sei, perché Maria Misericordiosa, quando eri sprofondata nell’orrida caverna della disperazione ti ha costretto ad applicare un apparecchio acustico, ti ha dotato di un bel paio d’occhiali occhiali e ti ha aperto il cuore a tutta la luce della sua tenerezza, rivivificando l’anima tua ridotta a lumicino.

Ora essa ha ripreso tutta la forza della sua luce e noi da quassù la scorgiamo benissimo, nitida e vigorosa; e la vedono e la cercano anche fra voi, perché è divenuta punto di riferimento dell’amore che nessuna morte fisica potrà mai far cessare di esistere, di consolare, di confortare, di sostenere, di vitalizzare, di proiettare nell’eternità

Eternamente tuo, cara mamma. Eternamente vostro, miei cari. Emilio.


DICEMBRE cuoricino 2006

divisorio

IL TORTUOSO CAMMINO DELLA SPERANZA

In compagnia del prossimo e tutt'uno con voi

10 dicembre data letterina 2006

Caro papi, nonostante capiti a questa fertile penna di tenersi per qualche tempo discosta dal candore del foglio, io ti sono sempre assai vicino. Tu e mamma non potreste mai immaginare quanto io vi sia prossimo, e non mi riferisco alla discendenza bensì all’essere tutt’uno nell’amore che nutro per voi e che, da voi ricambiato, nutre il nostro essere insieme, da prima e ora più che mai per sempre, nel futuro immediato e nel futuro eterno. Siamo prossimi al punto di essere promiscui al tempo stesso, in un rimescolarsi di affetti e di tenerezze che sempre più tenacemente ci uniscono tra noi e al Signore, il più prossimo a tutti noi.

Egli ci ama, concedendoSi con tutto Se stesso e ci esorta ad amarci l’un l’altro con l’intensità di bene e di cure che siamo soliti prestare a noi stessi, affinché l’amore riservato diventi amore generosamente condiviso, se non della stessa estensione e potenza di quello del Signore, almeno nella più somigliante modalità di offerta. Ma naturalmente, per rispondere con la migliore disposizione d’animo alla sollecitazione all’Amore Assoluto, bisogna che ogni essere umano si interroghi per identificare il suo prossimo tra i prossimi, cioè per sapere chi ritiene sia il prossimo da amare come se stesso. E la domanda richiede un accertamento preliminare e una verifica.

Prossimo, in termini individuali è colui che ti sta accanto vicinissimo, il più vicino possibile. Poco importa che tu ne condivida le idee, le abitudini, le attitudini, la religione, il colore della pelle, il livello culturale e sociale. Prossimo è chiunque percorre come te il tortuoso cammino della speranza, di un’eternità certamente migliore, e ne condivide i turbamenti, le incertezze, le delusioni, ma anche le gioie.

Prossimo è colui che giace sul ciglio della strada che percorri anche tu, pestato a sangue dai briganti, spogliato di tutti gli averi e abbandonato senza soccorso, da quanti non si sono voluti sporcare le mani con il sangue delle ferite, rifiutandosi di condividerne la mortificazione, l’umiliazione, la diversità ed estraneità.
Prossimo è il diseredato di ogni diritto, ma non di quello insopprimibile di essere considerato a tutti gli effetti figlio di Dio e di essere amato con la dignità che ne deriva. Prossimo è colui che riceve da te un gesto d’amore pietoso gratuitamente partecipe e te ne accredita direttamente il merito nel cuore di Gesù, facendo felice Dio al tempo stesso.

Prossimo è il Cristo fatto Uomo, che ti soccorre e ti ridà salute mentre giaci abbandonato sul ciglio della strada, percosso dalle vicissitudini e spogliato dalle avversità che ti hanno privato persino della speranza e della fede; è Dio incarnato in Cristo Gesù, che ingordigia, superbia, ingiustizia, violenza, menzogne hanno dissacrato ed abbandonato sotto una croce sul bordo del tuo cammino.
E tanti, troppi sono passati prima di te senza darsene pena. Egli è il prossimo più prossimo che tu possa trovarti accanto. Aiutalo a liberarsi del peso delle croci, supplicalo di essere pietoso e misericordioso con te e soprattutto con gli altri.

Ciao miei dolci genitori, siate grati al Signore per avervi già fatto imbattere a suo tempo nel buon Samaritano, che vi soccorse e ancora Si prende cura di voi. Ciao Emilio.


 

Giorgione

I PERSONAGGI DEL PRESEPE

Raccontano il desiderio di santità dello spirito

25 dicembre candelina 2006

Cara mamma leprottina, ecco il luogo dove i cuori sono meglio disposti a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù e più generosi per riservarGli uno spazio tutto Suo, per la storia umana e divina che Egli si appresta a raccontare sino al prossimo Natale.
Ma sei proprio sicura che la porziuncola di cuore che hai fatto bella per ospitarLo, certamente meno umile della grotta di Betlemme, sia altrettanto confortevole?
Perché quel giaciglio, per quanto spoglio, era tuttavia pervaso dello spirito santo, adornato della materna verginità di Maria, fortificato dal coraggio di Giuseppe, riscaldato dall’energia amorosa e devozionale degli umili accorsi ad adorare il divino neonato.

Possiede l’uomo di oggi la stessa umiltà vocazionale dei semplici di spirito e quella dotta dei re magi, cioè degli uomini di scienza, dei filosofi, dei teologi e di quanti allora lessero nell’evento stellare il segno della potenza di Dio ed il percorso tracciato per cercarLo, raggiungerLo, ritrovarLo in fasce, per percorrere e rinnovare con Lui l’esperienza entusiasmante della vita eterna? E’ disposto l’uomo moderno a riconoscere nell’armonia della natura, nelle meraviglie della terra, nella straordinaria stabilità e fruibilità delle occasioni che entrambe gli offrono, i segni della concretezza di Dio e non già l’evanescenza e la precarietà dell’occasionale? E’ incline ad attribuire a Dio il primato assoluto della creazione, compresa la propria, e ad ammettere che le vicende umane non fanno parte del progetto divinino, ma nascono dall’eterna ed incurabile presunzione di volersi sostituire al Padre che lo vestì di natura celeste?

Se sì, allora vuol dire che Dio non si è fatto uomo invano e che Gesù non spreca le Sue energie misericordiose nel rinnovare da oltre duemila anni il miracolo del presepe, tornando bambino per godere della purezza dello spirito e difendere il candore dell’infanzia nella vicende di una vita.che tende a cancellarne il significato e il ricordo nel raggiungere la maturità, che sempre più spesso sta a significare il peso del tempo piuttosto che l’umile ed illuminante lucidità dell’età della ragione.

Riproporre la tradizione del presepe, con personaggi, ambienti e atmosfere sempre antichi e sempre attuali, così come li immaginò e codificò il santo che fece di umiltà e povertà ricchezza esemplare, non vuol dire soltanto tramandare alle generazioni future la rappresentazione teatrale delle proprie radici cristiane. Vuole piuttosto testimoniare il desiderio e l’urgenza che le coscienze hanno di confrontarsi con la santità dello spirito raccontata da ogni statuina del presepe. Consumata, scalfita dall’usura del tempo, così come accade per i personaggi e le cose umane, ognuna di esse partecipa attivamente ed instancabilmente allo spettacolo di quello straordinario atto di fede che, nascendo dall’umiltà degli spiriti semplici, garantisce l’immortalità, la stessa alla quale l’uomo infedele aspira senza l’aiuto e l’amore di Dio.

I pastori con i loro animali, perché non hanno smarrito del tutto la speranza di trovare giustizia, amore, solidarietà e pietà per i deboli e i derelitti, si accingono a raggiungere la grotta della rinascita della propria fede.
Maria è lì che proclama la fede consacrata al servizio del Signore, mettendo da parte ogni plausibile dubbio.
Giuseppe è lì a testimoniare la fede che accetta anche la più improbabile realtà. I re magi accorrono lì per assicurare alla fede che li guida il saggio contributo della ragione. E, al centro della scena, dell’attenzione e dello splendore della Luce che emana Amore, c’è Dio incarnato nel bambino, Colui che non perde mai la speranza di riabbracciare nel perdono i figli Suoi, pentiti e desiderosi d’Amore misericordioso.

Altro che albero di Natale, cara mamma banana. Vieni, entra anche tu nel mio presepe e porta con te papi mio, il vecchio scriba fedele e Ginger&Fred. Nuovi personaggi sono sempre benvenuti. Ciao. Emilio.

natale

Sito realizzato a cura dei genitori di Emilio mail